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L’osteomalacia è di solito causata da un ridotto apporto di vitamina D, oppure da alterazioni nel suo metabolismo.

Nel bambino, l’osteomalacia può avere origini congenite o acquisite, di cui le prime sono le più frequenti. Nell’adulto, invece, le cause possono essere molteplici: oltre al semplice deficit nell’apporto alimentare di vitamina D, infatti, possono esservi problemi nella sintesi della vitamina all’interno dell’organismo, oppure nel suo metabolismo a livello del fegato e del rene.

Una delle cause più comuni dell’osteomalacia è un problema di malassorbimento intestinale chiamato “steatorrea”.

In questa condizione, l’organismo è incapace di assorbire grassi ed essi, quindi, quando vengono ingeriti attraversano direttamente tutto il corpo per finire nelle feci.

Il risultato di questo processo è che la vitamina D, che di solito viene assorbita con i grassi, nonché il calcio stesso, vengono assorbiti solo in minima parte.

Anche le malattie croniche del rene possono determinare osteomalacia, dato che parte del metabolismo della vitamina D avviene nel rene e la malattia cronica ne limita il funzionamento.

Vi possono essere altresì forme dovute a gravi patologie del fegato, che limitandone l’attività pongono un freno anche alla porzione di metabolismo della vitamina D che avviene nel fegato.

Osteomalacia e rachitismo compaiono anche in alcune condizioni patologiche in cui i livelli di vitamina D sono normali, mentre vi è un deficit di fosfati: fra queste forme vi sono deficit congeniti, scarso apporto alimentare di fosfati, alcuni tumori del rene ed altre nefropatie.

Infine, alcune forme di osteomalacia possono essere dovute all’uso prolungato di farmaci, quali ad esempio gli anticonvulsivanti, alcuni antiacidi, fluoruri ed alcuni medicinali usati nel morbo di Paget, oppure da intossicazioni da minerali quali il cadmio e l’alluminio.

Osteomalacia: cause