Guarire dall’iperparatiroidismo è possibile, ma soltanto con l’asportazione chirurgica delle paratiroidi, che rappresenta a tutt’oggi la principale opzione terapeutica.
Certamente non si può procedere a rimuovere un organo di questa importanza senza garantire al malato un supporto che vada a supplire alla carenza ormonale che ne deriverebbe, il che può essere ottenuto mediante farmaci, oppure, preferibilmente, mediante l’impianto chirurgico di una paratiroide sana nell’avambraccio del paziente, ma questo soltanto se la sua età è al di sotto dei 50 anni.
Se il paziente è anziano e non accusa sintomi particolarmente gravosi o invalidanti, conviene tentare di evitare l’intervento chirurgico, almeno finchè la cosiddetta “perdita d’osso” non diviene grave e progressiva.
Nel caso di iperparatiroidismo secondario ad insufficienza renale, si adottano diete povere di fosfati e si raccomanda l’assunzione di sali di calcio e vitamina D, relegando il ruolo dell’intervento chirurgico a casi particolari.
Nel caso in cui l’iperparatiroidismo sia secondario a malassorbimento intestinale o a deficit alimentari, l’intervento primario è costituito dalla correzione di queste condizioni.