Purtroppo, al momento non vi è cura per l’osteogenesis imperfecta.
I trattamenti principali consistono nel promuovere la mobilità e l’indipendenza del paziente, poichè un’immobilità prolungata può indebolire ulteriormente l’osso, il muscolo e facilitare l’insorgenza di fratture.
Molti ortopedici preferiscono applicare supporti leggeri (gessi, stecche, ecc.) per accelerare il tempo di ripresa delle fratture.
L’attività fisica è fondamentale per questi pazienti ed andrebbe praticata durante tutto l’arco della vita, allo scopo preminente di assicurare al malato l’indipendenza nella vita quotidiana: le attività che risultano più adatte sono il camminare ed il nuoto.
Molti bambini affetti dall’osteogenesis imperfecta vengono sottoposti a procedure chirurgiche, tramite le quali vengono impiantate delle strutture metalliche sull’osso, allo scopo di migliorarne la funzionalità, diminuire il rischio di fratture e la deformità incipiente.
A tal proposito, esistono strutture espansibili e non espansibili, di cui le prime hanno il vantaggio di evitare la necessità di ulteriori interventi man mano che il bambino cresce, in quanto si espandono insieme all’osso, ma sono adatte soltanto per le ossa più lunghe, quali il femore, l’omero, ecc.
In caso di scoliosi, la trazione è sconsigliata, in quanto potrebbe deformare la schiena più di quanto la corregga. Vi sono anche dei tentativi di terapia farmacologica: i bisfosfonati, ad esempio, somministrati per via endovenosa, determinano spettacolari incrementi della massa ossea, elevato aumento della statura in soggetti in accrescimento e una rapida diminuzione del rischio di frattura.
Sono allo studio anche forme di terapia ormonale, genica e cellulare.
Va, infine, ricordata la necessità di una dieta adeguata, con un idoneo, ma non eccessivo apporto di nutrienti: è, comunque, opportuno che questi pazienti siano seguiti anche da un dietologo.